Pratico la ginnastica artistica da 8 anni;non l’ho mai praticata per diventare una campionessa o perché fossi particolarmente dotata; a quell’epoca, quando iniziai, volevo semplicemente fare uno sport, così cominciai a fare varie prove in diverse palestre e alcune si dimostrarono un vero e proprio fallimento. Poi una mia amica mi consigliò la palestra dove andava; si trovava a 10 minuti da di macchina da casa mia e mi convinse a fare una lezione di prova. Appena arrivate ricordo che c’erano tutte quelle che sarebbero state le mie compagne e poi c’era un ragazzo che era appena arrivato e si chiamava Claudio, che ci disse:”Ah! Ecco le ritardatarie!”; mi misi in cerchio con le altre e poi cominciammo ad allenarci. Mi sentivo un’estranea e soprattutto un’incapace così mi feci venire il mal di schiena e con quella scusa tornai da mia madre che era rimasta nello spogliatoio. Quando gli dissi che “avevo mal di schiena” lei andò a parlare con il mio nuovo insegnante; allora lui mi prese da parte e mi disse :”Tu pensi di non essere al pari con le altre ragazze?! Ma non lo sai? Quelle sono solo delle svogliate e tu le recupererai subito!”. Avevo 7 anni e il mio cammino da ginnasta era appena iniziato, anche se non riuscii mai neanche a raggiungerle.
All’inizio mi sembrava di essere bravissima perché riuscivo a fare degli elementi che prima non avrei mai pensato di eseguire come la capriola in avanti, ma man mano che gli elementi diventavano più difficili mi bloccavo; prima venne la ruota, un elemento fondamentale che per paura di cadere non eseguivo bene finché un’estate mi impuntai e mi allenai in giardino. Una, due, quattro, dieci volte, non ci riuscivo, ma poi a quella che mi sembrava la ventesima feci l’affondo, appoggiai le mani nell’erba fresca, spinsi le gambe e queste ultime si stesero nell’aria e compirono 180°. Ce l’avevo fatta! Avevo superato la mia paura! Così decisi di provarci con una mano e mi riuscì anche quella! Ero davvero felice e Claudio per coronare questa riuscita mise questi elementi nel saggio di fine anno. Quello è forse stato il mio unico vero punto di conquista ma posso onestamente dire d’averlo vissuto fino in fondo.
Poi venne lei, un elemento che da subito mi fece paura e che tutt’ora ripudio involontariamente e per cui non mi impegno come dovrei: la verticale. So bene di avere le capacità di riuscita contro di lei perché quando la eseguo con Claudio mi riesce ma da sola mi sento come un bambino ai primi passi, come se ogni volta che provassi a farla fosse la prima e avessi bisogno delle nozioni basilari. Per questo ho bisogno di Claudio, perché lui c’è sempre stato e se manca mi sento incapace; da qualche anno è arrivata una ragazza chiamata Andrea e anche lei è stata fondamentale per me. Confesso che due anni fa volevo smettere di allenarmi perché mi ritrovavo spesso a pensare :” Perché continuo ad andare in un luogo dove sono l’ultima?”; la risposta mi arrivò da lei:” Devi impegnarti di più” mi disse e a quel punto capii che frequentavo quelle persone non per il gusto di fare ginnastica bene ma per il gusto della loro compagnia.
Non sono mai stata una brava ginnasta e sicuramente non lo sarò mai ma posso onestamente dire di non avere rimpianti e anche se l’anno prossimo non sarò più lì con le mie compagne e con i miei insegnanti devo ringraziali perché è grazie a loro che ho capito che per amare uno sport non bisogna essere necessariamente bravi; in fondo l’importante è crederci.
[su_slider source=”media: 160″ limit=”1″ height=”800″ title=”no” arrows=”no” autoplay=”0″]